La vecchia Europa ci ricorda il futuro della nuova.

Il Covid-19 ci porta molto lontano, nell’Antica Grecia, la stessa che coniò la parola “Europa”, e che distingueva con essa il mondo civilizzato da quello che non lo era: la guerra del Peloponneso (430-404 a.C) fra Sparta ed Atene. Perché se è vero che historia magistra vitae allora dovremmo tentare di capire come l’illuminante Atene di allora gestì quella peste, che secondo il racconto del famoso storico Tucidide, era entrata nella città Stato attraverso il porto del Pireo, l’unica fonte di cibo e rifornimenti. La pandemia fece moltissimi morti in tutta la costa del Mediterraneo Orientale, presentandosi violenta a più riprese.

Come allora Tucidide ricorda la retorica della propaganda sociale, politica, economica e culturale, che in tutta Ellade si faceva sull’importanza del rimanere uniti, anche oggi quella stessa distanza forzata aiuta a contenere il virus.

Storicamente le pandemie sono la principale causa della diminuzione demografica nonché della mutazione degli assetti geopolitici sul piano mondiale. La peste di Atene colpì tutti e senza distinzioni sociali ed economiche; la gente si sentiva abbandonata, per cui tutto il sistema di valori conosciuto sino ad allora venne messo in discussione. Addirittura i religiosi più ferventi erano convinti che si trattasse di una prova degli dei, che favorissero come vincitrice Sparta; sembra quasi di vedere delle similitudini nelle capriole mediatiche di Donald Trump mentre tenta di dare la colpa alla Cina di Xi Jinping, senza però averne le prove, come l’America ci sta abituando sia prassi fare.

C’è poi un dato particolare negli scritti di Tucidide, che è quello inerente alle conseguenze dell’epidemia sulla res publica. Lo storico ateniese evidenzia come in quel periodo si verificò la totale scomparsa dei costumi sociali: la malattia aveva infatti avuto gravi ripercussioni sull’ordine civile e religioso. I cittadini di Atene avevano smesso di avere rispetto della Legge e non ne temevano le conseguenze poiché si sentivano già sotto un giogo più grande che li avrebbe condannati a morte.

Così le persone spendevano tutto il loro patrimonio a loro disposizione, e mentre molti perdevano, c’erano anche pochi individui chi investivano nella città, diventando molto ricchi.

E questo sicuramente avverrà anche ai giorni nostri, per chi saprà trarne vantaggio. Un altro dato significativo che ci viene dalla Grecia antica, è quello relativo ai comportamenti disonorevoli: le persone avevano cessato le buone abitudini perché non erano più interessati a coltivare la loro buona reputazione, considerando che sarebbero morti in breve tempo. Un rischio che corrono anche le nostre democrazie moderne oggi e nell’immediato futuro. 

Oggi il Pireo della vecchia e moderna Atene sono gli aeroporti di Milano, Parigi, Londra, New York, Tokyo, Singapore, Pechino, punti di snodo della nostra contemporaneità, tutti strettamente collegati fra loro, mentre l’odierna guerra del Peloponneso è quella tra il sistema tradizionale del concepire il lavoro e la longa manus del capitalismo. La nostra società è quindi obbligata a ripensare ai modelli del lavoro, di autoimpiego e di gestione delle risorse nell’era della odierna globalizzazione.

Ripercorrendo i passi dello storico Tucidide possiamo annotare alcuni dati in merito ai comportamenti delle persone in vari ambiti, perché se le persone sono costrette a casa, alcuni settori dell’economia ne guadagneranno in termini di crescita, come per esempio il digital, mentre altri, per esempio l’industria e il turismo, ne usciranno profondamente lacerati.

Così come in passato le pandemie hanno avuto delle ripercussioni socioeconomiche, oggi è più facile registrarne gli effetti, anche guardando i dati, molto più cospicui oggi di allora; perché se è vero che la politica del Bel Paese forse oggi non stia brillando nelle proprie scelte, la forza degli italiani si conferma nella consueta capacità di trasformare anche una tragedia come questa in una possibile quanto necessaria opportunità. 

Il Covid-19 sta infatti modificando i nostri comportamenti, incidendo ad esempio su come le persone cercano le informazioni online. Secondo la ricerca sulle parole chiavi ricercate dagli utenti italiani sui motori di ricerca, seotesteronline.com, azienda italiana specializzata in analisi SEO, afferma che sono aumentate le ricerche nei settori del food delivery, ecommerce, medico così come in quello della telefonia mobile, mentre i settori dell’automotive e del travel ne sono usciti distrutti. 

Il fatto che trascorriamo maggior tempo a casa ci ha portato anche ad un aumento delle conversazioni sui social, e questo dato lo conferma creationdose.com, startup italiana specializzata in Martech, verificando un incremento dei messaggi diretti su Instagram di oltre 71%, mentre le stories e i live sono aumentati oltre il 75%, con contenuti su sport in casa, cucina e momenti condivisi in famiglia. Mentre su TikTok l’aumento è stato di oltre 2.3 miliardi di visualizzazioni solo sull’hashtag #iorestoacasa, iniziativa social che ha visto gli italiani condividere la necessità di restare presso le proprie abitazioni in questa fase di crisi e quindi di lockdown.  

Con la permanenza obbligata in casa abbiamo cambiato anche il modo di vivere il lavoro, e questo sta spingendo l’Italia verso un forzato processo di digital trasformation, che comunque il Paese necessitava da tempo: siamo infatti passati da 570 mila smart workers di ottobre 2019 a 3 milioni di marzo 2020 secondo coderblock.com, la startup italiana specializzata nel lavoro da remoto.

Il fatto che non possiamo muoverci da casa ci ha condotti inoltre ad adottare nuovi abitudini nello shopping, e ha visto l’impennata dell’ecommerce come modalità agevole per fare acquisti. Secondo Netcomm, il consorzio italiano sull’ecommerce, il lockdown ha triplicato i nuovi consumatori online: sono infatti 2 milioni in più rispetto ai 700 mila del 2019.

Mentre Nielsen, azienda globale di performance management, conferma il boom degli ordini online, con una crescita sul territorio nazionale di +82,3%. Anche i grandi brand stanno investendo sempre di più nell’ecommerce, lo confermano i dati di japal.it, specializzata in questo ambito, che da sola ha visto un aumento delle vendite di oltre il 155%. 

Il valore di avere strumenti che ci permettono di comunicare i nostri messaggi e l’interattività con cui agiamo è una possibilità in più rispetto ai cives di Atene perché in questa storia siamo tutti coinvolti e insieme possiamo tentare di contribuire alla nascita di una nuova Era e verso un nuovo futuro, lasciandone delle tracce evidenti e durature, e non solo temporanee e strettamente legate a questa emergenza. E già successo nella Storia, e succederà anche adesso.

Ma è altrettanto vero che, oggi più che mai, temi come la privacy e la libertà dovrebbero scuoterci, perché vanno ripensate le dinamiche del potere tra chi detiene il monopolio delle informazioni e gli Stati (ci stiamo rendendo conto tutti solo ora, e tardi con le app di contact tracking, di quanto tutto questi sia importante e di come impatta davvero nel nostro quotidiano).

Questi temi possono essere affrontati solo in termini politici (e non solo quindi sotto il profilo sanitario o economico), ed è giunto il momento in cui i nostri governi (e probabilmente per primi i popoli europei) riorganizzino le loro idee rispetto allo status quo delle cose, perché le possibilità per uscire fuori da questa piaga, antica come il mondo, sono solo due: quella di essere sommersi da questa onda, oppure di cavalcarla, consegnando a noi tutti cittadini spazi aperti dove pensare e progettare le nostre vite e il nostro futuro, nella concretezza dei nostri diritti e doveri, e della nostra libertà.

Come si dice oggi in Italia: distanti, ma uniti. Così oggi l’Europa deve guardare a quella che era la sua vera forma primordiale, quella incisa nelle parole di Altiero Spinelli in quel Manifesto di Ventotene, e che fa eco al motto dell’Unione Europea ancora oggi: unita, nella diversità. Sperando davvero che questa sciagura possa essere almeno l’occasione per unirci davvero; e per riunirci, nella nostra Europa.

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