“Un buon viaggiatore non sa dove va; un perfetto viaggiatore non sa da dove viene”.
Questo aforisma di uno scrittore cinese è il perfetto compendio della “Metafisica del ping-pong – Un’introduzione alla filosofia perenne“ di Guido Mina di Sospiro.
Guido Mina di Sospiro nato a Buenos Aires in Argentina, da famiglia italiana emigrata dopo la guerra per poi successivamente rientrare, a Milano, nel periodo del boom economico, dove ha trascorso i primi vent’anni della sua vita per poi trasferirsi nei primi anni ’80 in America, è autore bilingue di libri di successo quali “Il Libro Proibito” co-scritto con Joscelyn Godwin, “Il Fiume”, “L’albero” e altri.
Nella “Metafisica del Ping-Pong – Introduzione alla filosofia perenne” Guido Mina di Sospiro si racconta “in avventure olistiche e globali in un viaggio fisico intellettuale palleggiando con Sun Tzu, Aristotele, Henry Miller, che giocò con Bob Dylan, e Arnold Schönberg, che giocava con Gershwin”.
Il cammino intrapreso dall’autore in questo nuovo lavoro letterario è un cammino metafisico “un’iniziazione sciamanica” come avveniva nel XV e XVI per i Cavalieri e i Trovatori.
Raimon Panikkar sosteneva in “Vita e Parole” che “la mistica come esperienza della Vita ha una valenza di genitivo sia oggettivo che soggettivo: l’esperienza (che abbiamo) della Vita e l’esperienza della Vita (che sta in noi)” e questo concetto riflette alla perfezione il viaggio che l’autore Mina di Sospiro compie nel suo “Metafisica del ping-pong” poiché “…ogni vero artista, è anche un artigiano e sa che la tecnica viene prima di tutto. Dopotutto, la parola greca téchne si traduce come “arte””. (pag. 156)
L’arte opzionata come arma sacra dotata di personalità propria e psyché in questo libro è la “racchetta perfetta” che conduce l’autore a speculare con la metafisica di Platone fino ad arrivare a Benvenuto Cellini.
“La differenza tra i giocatori di tennistavolo occidentali e quelli dell’Estremo Oriente consiste nel fatto che i secondi cercano il Tao consapevolmente, o almeno ci provano. Ma l’evocazione consapevole di uno stato di grazia non e un’impresa facile ed è per questo che di rado viene conseguita a comando, altrimenti tutte le partite ad alto livello sarebbero “epiche”, e non lo sono” (pag. 225)
Il viaggio poliedrico di Guido Mina di Sospiro induce il lettore a meditare non utilizzando il solo linguaggio di una determinata spiritualità e portandolo ad una mutua fecondazione tra le differenti tradizioni umane. L’incontro dialogo tra ideologie e concezioni del mondo è un imperativo dell’autore che viaggia come un immigrato 2.0, un’Ulisse contemporaneo, tra culture e tradizioni senza pretendere di condurre a termine la vasta gamma dell’esperienza umana. Il dialogo come attività religiosa inteso nel senso più profondo quale la pienezza ossia il progetto della salvezza.
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